Paure

di Giovanni Petta – foto di Marcella Cicchino

paure

Solo, a mani nude, occhi sinceri
parole vere, suono di cristallo
con pergamene bianche senza segni
istanti pieni regalati puri

E quasi quasi mi ritraggo, indietro
da fiamme di sintassi arroventata
da bruciature che ancora fanno male
di ammiccamenti appena consistenti

Non trovo, non riesco, non ti trovo
non sento il colore dell’appoggio
colore caldo di autunno e fuoco caldo

di sanità, castagne, sentimenti.
Sarà l’età, legna bruciata invano
E ora un tempo che non viene bene

Mi fido di te

di Giovanni Petta – foto di Marcella Cicchino

mi fido di te

Come dire… arrivano segnali
già visti, conosciuti, già vissuti
gorghi e paludi antiche superate
che ricordarle provoca stanchezza

– senza nemmeno mettersi a provare –
solo a pensarci, solo a ripensarci.
Così è tutto ok, si vive più sereni
si prendono le cose alla leggera.

Potrebbe forse essere il momento…
…rispetto senza alcuna pesantezza.
Concerto di Colonia e Jovanotti

Daft Punk insieme a Bach. E variazioni
tra l’ukulele e il piano temperato
tra palloncini e un cielo ritrovato.

Disponibilità al Natale

di Giovanni Petta – foto di Marcella Cicchino

power

Se tu vuoi me ne prendo la colpa
delle assenze che nessuno comprende
di quei vuoti che non riesco a riempire
di quei sogni delusi e sofferti

Io non vedo oltre il presente
cose vere se non dentro il gioco
che non c’è serietà più reale
su cui possa tenersi l’amore

Sono qua, come tutti, a gioire
di un Natale che deve passare.
Sono pronto a volare e a cadere

posso muovermi, posso aspettare
posso ridere e stare in silenzio
posso nascere e resuscitare

Stellina

di Giovanni Petta – foto di Marcella Cicchino

stellina

Difficile, lo so, sarà capire
la storia e i desideri di una stella
essere se stessi e perpretare
la propria identità, la brillantezza

di quelle poche cose che so fare
attendere, “cantar”, partire, andare.
Mentre mi muovo la stella sta lì ferma
e non è detto che voglia ripartire

nel viaggio già provato tra galassie
di meteoriti che vanno in senso inverso
di rocce siderali senza scopo.

Ma che significato avrebbe la mia vita
se poetassi solo con parole
e non mettessi l’anima nel gioco?

Un giorno di dicembre

di Giovanni Petta – foto di Marcella Cicchino

un giorno di dicembre

–                                                   a MTDL

Quanti pensieri, quanti paesaggi
e quanti desideri, ricordi, poesia
dal finestrino… mentre vado intorno
alle mie cose… che tornano da me

Freddezza. Eppure mi sta accanto.
Calore, forza… ma da lontano
arriva e viene rimandato
precipita e risorge… malandato

La vita è dura, è bella, è sorprendente
e mi sorprende chi se ne allontana
La mia è un pugno d’aria e di bellezza

l’avevo persa e poi l’ho ritrovata
l’avevo immaginata e poi l’ho costruita
è tutto ciò che ho, è la mia casa

 

Dire fare baciare

di Giovanni Petta

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                                                a R.V.

Punto in movimento nello spazio
mi muovo e amo: giorni cose vita
Non sono la pallina rimbalzante
che dentro il flipper si agita nervosa

ma creativa e piena d’entusiasmo
vinco con la tenacia malesseri profondi
Mi sento fortunata… sono bella
e un poco snob… pungo gli antipatici

Piccola rosa, so che l’aver pazienza
– attendere che il tempo uccida tutto –
è spesso via d’uscita da ogni male

Mi tengo in forma, intanto, mangio bene.
E solo a volte, se esco con gli amici,
mi lascio andare e torno un poco brilla.

Tre

di Carlo di Francescantonio – foto di Marcella Cicchino

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una donna che si uccide congela la sua bellezza.
Così ha fatto la figlia della protagonista del romanzo poche righe fa
ma la mia natura impone indifferenza di fronte a certe finzioni
e mi alzo dal divano con la voglia di cadere dentro una vita.

Questa è la mia storia:
come un pensiero che si lascia andare nella vasca tagliando i polsi.

Una donna che si uccide è una donna che da piccola ha perso qualcosa,
ed era sola a cercare

oggi vorrei una moglie da guardare mentre dorme
e che indossi indumenti asettici, tacchi alti, pornografici

 

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tratta da “Memorabilia”, in uscita a marzo 2016 per ZONA Contemporanea

Niente di che

di Giovanni Petta – foto di Marcella Cicchino

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Anche prima di momenti come questo
di concretezza davvero inconsistente
bolle d’aria sollevate dalla vita
cose che tu avresti detto “Mah!”

che bisognerebbe mettersi a pensare
del caffè offerto da volti sconosciuti
in un bar – luce e freddo – di paese
per le parole che scrivo e lascio andare

Anche prima di momenti come questo
che avrei voluto vivere altrimenti
con la forza, l’energia, la volontà

di stare nel presente a piedi fermi…
si muovono gli oggetti, il panorama,
le foglie nel giardino, la realtà

Sette dicembre

di Giovanni Petta – foto di Marcella Cicchino

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Giorni così… non proprio originali
autunni strani, sole e vento freddo
malinconie stressate, case belle calde
musiche vintage e apposta ritrovate

chitarre abbandonate tornate al loro ruolo
telefonate fatte e quelle inaspettate
Le sigarette, poi, nel vento, alla finestra
col fumo che rientra nella stanza

Pensieri su pensieri da scacciare
serenità voluta e un poco traballante
su mantra tibetani, Tintilia e libri

Una condanna lo stare prigionieri
o forse un premio la vita, anche così
in questa attesa di pioggia che non viene

Campobasso

di Giovanni Petta – foto di Marcella Cicchino

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Ci sono luoghi in cui ti trovo sempre
con la facilità di chi c’è stato
di chi ricorda strade e marciapiedi
di chi conosce locali dolorosi

Negozi, bar, edicole, parcheggi
– costretto dalle chiacchiere a pedaggio –
m’incontrano scanditi a settimana
e mi rinnovano pensieri da bruciare

E quanto ancora durerà la cura
che deve allontanarmi dal passato
non so, non posso calcolarlo

Così continuo a rimaner perplesso
di come, già all’entrata, i cartelloni
sorridano di me, del mio adorarti