Solitudine

Arcobaleni a volte


A volte va cercata, va invocata
come una dea del balsamo che serve
a ritrovare il senso e la misura,
la direzione e il verso dell’andare.

A volte arriva, da dietro, alle spalle,
per fare il vuoto intorno, nel silenzio,
e lascia che ci sia il tempo e il modo
di correre con gli occhi lungo i muri,

sui ferri quasi ghiacci di ringhiera,
sulle fughe tra pietre di facciata,
all’orizzonte lungo che, lontano,
dimostra che il confine è un’idiozia.

A volte va cercata, va aspettata
per dare il tempo giusto ad ogni cosa,
…guardare la pianura, alla finestra,
l’azzurra scia di vento e superstrada.

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I versi pubblicati sopra sono inediti
e non appartengono alla raccolta appena uscita

“Arcobaleni a volte” di Giovanni Petta
è stato pubblicato da Ensemble Edizioni

Metagosto

di Giovanni Petta

antonio tamburro la spiaggia

Di quanta approsimata verità
muoiono i giorni, vive la mia età
le prescrizioni mediche e non solo
l’orario del treno o il prossimo volo

Le scuole che riaprono soltanto
se i numeri, il contagio, le distanze…
O le ricerche, piramide e bambino
trovato a caso, intuito ferino

Persino il tempo bello dell’estate
confonde, si confonde con l’autunno
e lancia bombe d’acqua inaspettate

Da dove arriva e va la pandemia
se in Russia c’è un vaccino o c’è il veleno
per chi non tace, pace e profezia

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Antonio Tamburro, La spiaggia

Una ragazza texana al funerale di suo padre

di Randy Newman

Poured Painting 1963 by Hermann Nitsch born 1938

Eccomi… persa nel vento
navigando in un girotondo
come una nave che non arriva mai
Eccomi qui… con me stessa

Quanto vorrei una canzone triste
per un uomo buono
per me
per un marinaio a mille miglia dal mare

Eccomi… lungo la pianura
mentre il sole sta tramontando
e sta cominciando a piovere.
Dai papà… salpiamo

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traduzione di Giovanni Petta
Hermann Nitsch, Poured Painting 1963

Angelo defilato

di Alessandro Fo

Untitled 1952 by Oskar Fischinger 1900-1967

Sabato notte d’estate sul corso,
gente come fuochi d’artificio:
tutto, fra i trucchi e le pelli abbronzate,
i look tirati, le mise più smaccate,
grondava sfoggio caricaturale.

Serenamente solo,
speravo di incontrare,
l’angelo-donna che è sempre da sola,
breve, raccolta, di braccia sottili,
capelli corti nero a pagliaccetto,
che sopra gli altri come aquila vola.

Lei non era capace
forse di unirsi – come me – a quei riti
o, più semplicemente, era già a letto.

Ma la pregava il mondo dei gentili
che, comparso tra i fili
di quelle traiettorie scombinate,
uno dei suoi umili sorrisi
si rivelasse ragione di pace.

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Oskar Fischinger, Untitled 1952

Qualcosa nel buio

di Pierluigi Cappello

Aurora Borealis 1952 by Roberto Crippa 1921-1972

L’altra notte ho messo la faccia nel buio
non c’era che la mia faccia non c’era niente
non si muoveva un solo rumore né una sola evidenza
animava al soprassalto, neanche il sospetto
di un’assenza concentrata in ombra
c’era solo la pressione del nero sugli occhi
con quella della nuca sul cuscino
e tutto attorno, qualcosa tutto attorno
conteneva quell’oscurità e me.

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Roberto Crippa, Aurora Borealis 1952

Amo tutto ciò che è stato

di Fernando Pessoa

Sol LeWitt

Amo tutto ciò che è stato,
tutto quello che non è più,
il dolore che ormai non mi duole,
l’antica e erronea fede,
l’ieri che ha lasciato dolore,
quello che ha lasciato allegria
solo perché è stato, è volato
e oggi è già un altro giorno.

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Sol LeWitt, «Wall Drawing»

Il mio sguardo è nitido come un girasole

di Fernando Pessoa

van-gogh-girasoli-1888-600

Il mio sguardo è nitido come un girasole.
Ho l’abitudine di camminare per le strade
guardando a destra e a sinistra
e talvolta guardando dietro di me…
E ciò che vedo a ogni momento
è ciò che non avevo mai visto prima,
e so accorgermene molto bene.
So avere lo stupore essenziale
che avrebbe un bambino se, nel nascere,
si accorgesse che è nato davvero…
Mi sento nascere a ogni momento
per l’eterna novità del Mondo…

Credo al mondo come a una margherita,
perché lo vedo. Ma non penso ad esso,
perché pensare è non capire…
Il Mondo non si è fatto perché noi pensiamo a lui,
(pensare è un’infermità degli occhi)
ma per guardarlo ed essere in armonia con esso…

Io non ho filosofia: ho sensi.
Se parlo della Natura, non è perché sappia ciò che è,
ma perché l’amo, e l’amo per questo
perché chi ama non sa mai quello che ama,
né sa perché ama, né cosa sia amare…

Amare è l’eterna innocenza,
e l’unica innocenza è non pensare…

Domande all’ora del tè

di Nicanor Parra

Hopper-Nighthawks-5

Questo signore un po’ smagrito sembra
una figura del museo delle cere;
guarda attraverso le tendine rotte:
cosa vale di più? L’oro o la bellezza?
Vale di più il ruscello che si muove
o la foglia rimasta sulla riva?
Da lontano si ode una campana
che apre una ferita in più, o che la chiude:
È più reale l’acqua della fonte
o la ragazza che si specchia in essa?
Non si sa, la gente se la passa
costruendo castelli sulla sabbia.
Il vetro trasparente è più prezioso
della mano dell’uomo che lo crea?
Si respira un’atmosfera stanca
di cenere, di fumo, di tristezza:
ciò che si vide una volta non si torna
a vedere nello stesso modo, dicono le foglie secche.
Ora del tè, pane tostato, burro.
Tutto avvolto da una specie di nebbia.

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traduzione di Giovanni Petta
l’immagine è «Nighthawks» di Edward Hopper

Norma

di Giovanni Petta

610_monroe_intro

Nell’anima di gente strepitosa
c’è spesso un po’ d’inferno che non cede
a spinte di bellezza, a tentativi
di chi vorrebbe il bene dentro il bene.

La vita è sempre strana, non si prende.
E i movimenti, il tono della voce,
l’incanto di chi ha il dono della luce
che viene dagli abissi misteriosi

d’infanzie fatte apposta per colpire
chi vive nella norma del presente:
tutto s’incastra in forma di romanzo.

Ma che peccato il perdersi nel niente,
sparire dalla vita e dal godere
ciò che si esprime senza sforzo alcuno.

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In UMANA, TROPPO UMANA, poesie per Marilyn Monroe a cura di Fabrizio Cavallaro e Alessandro Fo, Nino Aragno Editore, 2016