Dentro il presente

di Giovanni Petta

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In notti come questa di ritorno
da luoghi in cui la musica regnava
si spandeva tra gambe ed orizzonti
di anni e anni e mani nelle mani

sembrava tutto avuto e da ottenere
nel senso che bastava ed era spinta
verso le nuove cose dell’amore
del cambiamento e dello stare insieme

Ora la notte è buio senza vista
di lontananze belle immaginate
è orpello a un’esistenza che si intride

con fibre di materia e di coscienza.
Tu dove vivi? Cosa stai facendo?
Io spengo il mio pc e mi addormento

Forse una pausa

di Giovanni Petta

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Ora che si dilata la distanza
che il tempo passa e corrono le cose
la vita se ne frega del dolore
ed il dolore passa. E mi addolora

questo finire come fosse niente
Che un attimo era lì e ogni luce
sembrava allontanarsi senza tregua
e dopo invece tutto torna a posto

Che falsità la vita, che tristezza
che vigliaccata infame senza senso
Basta quel vino giusto, quel profumo

quel senso di rivincita e rivalsa
Basta che tutto torni a un bel piacere
e si ritorna dritti nella farsa

Macchie e ricordi

di Giovanni Petta

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Niente di ciò che è stato è andato via
nemmeno quella macchia alla parete
che ritrovavo sveglia alla mattina
di fianco al comodino, accanto al letto

Il tuo seguire strade un po’ noiose
tra i banchi, nei mercati delle erbe
e l’osservare esempi di vecchiume
dentro negozi pieni di ciarpame

Tutto rimane addosso del tuo stare
tra me e il desiderio che ti oltraggia
che splende e oscura quella tua bellezza

di cui mi innamoravo: ogni tuo passo,
lo sguardo che teneva ferma l’aria
la musica, la pace che cercavi

Resa e stanchezza

di Giovanni Petta

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Rumori di cucina e poi l’odore
di cose buone, dolci, condivise
Si preparava Pasqua stando insieme
in camere diverse ma vicini

Sentivo che una qualche primavera
voleva senza attesa regalarmi
lo schiudersi dei fiori e dei colori
tramonti finalmente dignitosi

Un tempo invece breve come il tempo
il freddo che ritorna tutto addosso
precarietà che non regala pace

Appena un anno e tutto torna uguale
la vita non concede che intervalli
tra il ritrovare e il perdere l’amore

Non andare

di Mario Laghi Pasini

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Non andare
ti prego via
oggi ho capito
ciò che spesso
si dice
senza pensare
Che tu sei parte
e memoria di me
irripetibile
come la vita
trascorsa…

eco che non si spegne

 

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da “Spaziotempi minori”, Interlinea Edizioni, 2016

Senza di te

di Giovanni Petta

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So bene che non serve proprio a niente
questo sofferto gioco di parole
che mette nel ridicolo ogni cosa
che tiene fermi e non consente tregua

Rimuginare piega schiena e sguardo
tiene il respiro stretto dentro il petto
non lascia entrare vita ed aria nuova
comprime, schiaccia, punge ed avvelena

Ma io sto qui, da solo, come un cane
e solo questo scrivere costante
lascia passare il tempo e mi sostiene

così che dopo un po’ è già il tramonto
a dirmi che del vivere rimasto
– dio sia lodato! – è un altro giorno in meno

Giallo zafferano

di Giovanni Petta

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Oggi è un ricordo netto che mi appare
in questo giorno di sole e anche di morte
un venerdì di Pasqua senza senso
come ogni giorno ormai da tanto tempo

Si muove nella pancia e dentro il petto
la poesia di un pomeriggio chiaro
trascorso tra il divano e la cucina
con la tua voce posata sulla pelle

e le tue mani all’atto del passaggio
tra le fasi del dolce preparato
sulle mie labbra, miele da assaggiare

Il cuore del futuro si schiudeva
sulla certezza di un bene smisurato
Oggi è un ricordo netto che mi appare

This grudge

di Giovanni Petta

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Duecento giorni e quattro diari fitti
più di tremila foto e la bellezza
che a rivederla sembra senza senso
difficile da dire che c’è stata

Seimila versi e solo tre canzoni
biglietti, auguri, liste della spesa
brochure dei viaggi fatti o programmati
per un futuro che poi non è arrivato

Duecento giorni pieni di rancore
pixel malati che vanno cancellati
distrutti per distruggere il veleno
che uccide, mentre osservo il tuo salire
in macchine che avevo immaginato

Unghie ingiallite, pelle, e poi l’odore
da casa di riposo, da badanti
che abbracciano, pagate, ogni respiro
le gambe che si muovono incrostate

frasi ridotte e grigio dentro gli occhi
risate programmate a sostenere
il gioco, la commedia della vita
e l’energia che tenga tutto in piedi

Lenzuola putrefatte dalla notte
stanze d’albergo senza alcuna luce
cena d’amici usati e sopportati
e vecchi e poi tristezza del creato

Finzioni di incantevoli serate
la pesantezza di quando vanno via
gli attori scelti apposta e le comparse
l’umanità, insomma, che vive in allegria

Lo sforzo di tenere alto lo sguardo
con gli occhi che non si alzano da terra
schiacciati sotto il peso dell’oltraggio
la dignità del corpo data via

Non ci sarà uno sguardo o una carezza
che non contenga il tempo abbandonato
le notti del tuo cuore sul mio petto
lo sguardo nello sguardo sprofondato

Mi troverai persino dentro il miele
di alberghi da sfrafighi vista-mare,
a colazione, sarò sull’orizzonte,
nel punto più lontano, tra le onde,

dove s’imbriglia la luce e il movimento
nel bianco del sentire immacolato
Spruzzo dell’acqua appena consistente
un piccolo rigurgito del niente

Angelo della morte

di Alessandro Fo – foto di Marcella Cicchino

angelo morte

Fuori dal tribunale
passavi più lontano.
La tua andatura stramba,
le ballerine rosse sul pantano
di tormenti passati.
Non accada
più di subirli.
E presi un’altra strada.

Ma una falce fatale
ci riunì spietata al faccia a faccia
e sconsolato allargando le braccia
ti ci sfiorai d’istinto le spalle,
mentre salutavi fredda e odiosa,
che saresti stata più affettuosa
nell’incontrare perfino la morte.

A sinistra, azzurra vena in campo rosa,
la vena sul tuo seno
non veniva volgendo che veleno.

E ti vidi, per un sinistro effetto,
comporsi i connotati della morte.
Sotto occhiali da sole, solo un teschio;
le tue poche parole storte e ossesse
slittavano in un morso, quasi come
quando caddi e il muscolo non resse
e lo strappo aprì un buco nella gamba.

Rapidamente ti volsi le spalle.
Sopprimere un antico e vivo affetto,
come per trarre in inganno la morte.
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in  «L’Immaginazione» 283, settembre-ottobre 2014, pp. 1- 2
e in http://www.pioggiaobliqua.it/nuovo-poesia-alessandro-fo/