Cosa farò?

di Giovanni Petta

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Si fa più cupa a volte la mancanza
sarà la pioggia, le nuvole nel grigio
che scendono a riempire case e vasi
che invadono pesanti come sabbia

Ed è difficile persino respirare
sapendo che non so dove sei andata
a vivere e a perderti nel mondo
in nuovi spazi e in vecchi desideri.

C’erano nubi anche nell’abbraccio
che ci teneva insieme, nelle mani
nelle carezze e dentro l’illusione

di fare di ogni giorno un giorno nuovo.
Tutto si perde, tutto si allontana
muore ogni fiore e il tempo non perdona.

Questo giorno

di Giovanni Petta

19 febbraio

Muore così, come ogni altra cosa
il senso della vita che mi tiene
legato ancora al vincolo di terra
al pane, ai figli, al sale, alla miseria

dei fatti quotidiani. E la realtà
mi piega, mi sottrae, mi lascia muto
e le parole rantoli si fanno
ed il respiro è fiele e nicotina

Sarà così. Sarà così la vita
un dogma da sospendere nel vuoto
attendere ed agire dentro il buio

di ipotesi e di slanci da poeta.
La concretezza io non la sopporto
L’amore sì, invece. Lo conosco.

14 febbraio

di Giovanni Petta

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Ci fu la storia di un anello caro
nel senso del momento di partenza
Non arrivò… morì un po’ rifiutato
poi maschere e copioni d’astinenza

da recitare sperando che nel tempo
si diluisse ciò che era stato.
Soffrivo come soffre chi sa bene
che niente è tuo, niente è regalato.

Guidare e poi salire in ascensore
restare accanto in spazi relegati
a briciole d’attesa e al luccichìo

che dentro gli occhi sembravano sostanza
di cose vere, sentirsi nell’abbraccio,
caffè da preparare alla mattina.