Becoming thinner

di Giovanni Petta

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Oggi di te mi manca proprio tutto
non solo quelle cose raccontatate
in chili e chili di stupidi versi
ma anche ciò che non riesco a dire

coi suoni e con il senso di parole
da mettere nel ritmo e raccontare.
Mi manca quella voglia e l’energia
che dentro i giorni tu mi rimandavi

dal tuo lavoro e dalle occupazioni
dal più normale e quotidiano impegno.
E mi stordisce quella tua distanza

mi rade al suolo quell’indifferenza
contare quanto un filo d’erba conta
nel prato che si allunga all’orizzonte

Opaque

di Giovanni Petta

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Sempre più lontano sempre più distante
sempre più inconcreto e devastante
nel suo andirivieni di battigia
lo stare ciancicato da valigia

I grumi diluiti dal presente
e la mancanza grigia e dirompente
l’opporsi all’abbandono e allo sparire
le dighe senza senso al divenire

E fiumi di parole e di pensieri
senza percorsi e senza più sentieri
foto e ricordi senza una ragione

in vuoti senza luce, da prigione,
giorni infiniti che segnano l’attesa
nell’infinito opaco della resa

Quarto Grande

di Giovanni Petta

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Torno, stasera, in quegli stessi luoghi
in cui il tuo corpo camminava accanto
a tutto ciò che ero in quel presente
puro di una purezza ritrovata

con la fatica, stare concentrato
su ciò che la Bellezza può donare
incontro ai venti freddi di dicembre.
Non mi darò al gioco del ricordo

e se per poco tornerai a sfiorarmi
la verità dirò per una volta:
che passeggiavo accanto al tuo sorriso

al camminare tuo ero compagno
e al profumo tuo, della tua pelle
ma tu non c’eri, eri già distante

Attesa

di Giovanni Petta – Foto di Marcella Cicchino

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Verso di te mi conduce la notte
delle stelle che sembrano vicine
e degli aerei che vanno lontano
nell’alternare la luce e il mistero

Alberi di una pianura vicina
oltre il nero di nuvole lontane
riflessi opachi, lampioni ormai stanchi
abitacoli di uomini soli

Voci e locali, risate distanti
pensieri piegati, vino e respiro
solitudini di musica e case

È la notte dei ricordi ammansiti
dal temporale, dal fumo e dal mare
che parte e ritorna, abbraccia e rifugge

In auto

di Matteo Pelliti

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Quando torniamo a casa,
di notte, mentre dormi
nell’auto che diventa casa
del tuo sonno itinerante
tra case, so che il tuo sonno
sarebbe un carburante
sufficiente per continuare
la strada oltre ogni destinazione.
Quel sonno mi veglia,
mi rende attento alla strada
più d’ogni caffè imbarcato
prima del casello d’avvio
e fa dell’abitacolo,
per il tempo breve del viaggio,
l’unica casa davvero abitabile
per il tuo come per il mio sonno.

 

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In Matteo Pelliti, Dal corpo abitato, Luca Sossella Editore

Penultima considerazione

di Giovanni Petta

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La società impedisce di conoscere la potenza dell’amore e di applicarla veramente.
Insinua nell’individuo un concetto falso dei suoi desideri e della sua libido.
Vuole che l’uomo abbia dell’amore un’idea sbagliata, come l’ha di se stesso.
(Pier Paolo Pasolini)

Dentro il regime tengo ciò che provo
e sto nel giusto, il mondo va così…
ma mi delude l’occhio di chi legge
che si emoziona al verso del poeta

e poi rifugge dall’applicazione,
si chiude in casa, non si fa toccare,
si tiene a un passo dall’abbraccio vero.
Piove in agosto, ottobre sarà bello…

mi aspetto bella luce anche a dicembre.
La sofferenza di un amore andato
osservo come un fatto naturale.

Non ho mai visto foglie in ospedale
perché cadute al vento di novembre,
né pianti quando il fiume muore in mare.

Awakenings

di Giovanni Petta

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La finestra del sempre che ritorna
che non propone mai lo stesso verde
la stagione che cambia e non si muove
tenerezza che torna e si allontana

Eppure c’è un momento che si ferma
come fosse un punto azzurro nel prato
foglia ardita che s’invola nel cielo
si tiene, si sostiene e non ricade

Così i miei risvegli, poca cosa,
abbracci all’universo che mi tiene,
sono energia di piccola speranza

pulviscolo sperduto nello spazio.
Peccato solo tu non sia presente
né oltre l’orizzonte immaginata.

Agosto

di Giovanni Petta

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Nel cappellino nuovo dell’estate
nel vento e dentro il pomeriggio afoso
nel tempo che ormai non mi appartiene
ti muovi come niente fosse stato

Ma qui c’è un canzoniere di dolore
che ferma ogni momento sulla carta
e ogni verso parla di un istante
e ogni istante è denso denso denso

Lo so che come io sto qui a fermare
tu muovi e corri verso un mondo nuovo
io parlo con me stesso dell’amore

tu osservi nel silenzio più crudele
e viaggi nel futuro scintillante
io invece, fermo, luccico nel niente

Nel viaggio

di Giovanni Petta

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Il percorso, non certo l’arrivare
mi dava gioia intensa, effervescenza…
sentire accanto il corpo ed i pensieri,
tentativi di vivere lontano

da ogni conoscenza. Ogni saluto
doveva essere nuovo, spaesare,
ogni sguardo sorprendere l’essenza
di ciò che in quel momento si creava

Non più il ricordo, il senso dell’eterno
rimane ancora addosso al mio viaggiare:
il verde di campagne attraversate

e l’umido di sere improvvisate
l’azzurro degli abbracci, il tuo nuotare
nel senso inverso a quello delle onde