di Carlo di Francescantonio
ricordo un pomeriggio primi anni Ottanta,
avrò avuto sette, forse otto anni
e mio padre che dice: ci sono tanti
mestieri che potrai fare da grande.
Intanto camminavamo,
l’uno di fianco all’altro,
sulla strada verso casa.
Pensavo ai giocattoli, alle vetrine dove
erano esposti. Per essere contento
ci sarebbero voluti almeno due giocattoli
nuovi al giorno. Questo il metro bambino
della felicità. E mio padre,
con la stazza del marinaio e gli anni
dell’adulto, non considerando i pensieri
che potevano attraversare la testa di
qualunque figlio, continuava:
architetto, magari ingegnere.
Ancora oggi vorrei tornare indietro nel tempo,
rispondere: papà, ma lo sai che per fare
l’architetto o l’ingegnere ci vuole una mente piccola,
tecnica, a forma di cubo?